11 maggio 1958 – 11 maggio 2018
Anniversario 60 anni dalla costruzione del Tabernacolo della Madonna di Lourdes al “Gregorio”
Omelia di don Cristian Meriggi
Dal Vangelo di Giovanni (Vangelo del giorno. Gv.16, 20-22)
In verità, in verità io vi dico: voi piangerete e gemerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia.
La donna, quando partorisce, è nel dolore, perché è venuta la sua ora; ma, quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più della sofferenza, per la gioia che è venuto al mondo un uomo. Così anche voi, ora, siete nel dolore; ma vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno potrà togliervi la vostra gioia.
La gioia del mondo e la gioia di Dio
Cosa intende San Giovanni per mondo? In questo caso non certamente l’umanità, ma le forze del male, fuori e dentro il cuore dell’uomo, che si assommano e si organizzano contro il bene, contro Dio e la sua Giustizia ( la sua volontà).
Il modo che si rallegra, la gioia del mondo, è come “la gioia” dell’invidioso, del geloso, che non ha consistenza in se stessa e che gode per la miseria e dell’insuccesso degli altri.
Tale “gioia” è destinata a svanire come nebbia al sole.
La gioia dei figli di Dio è dono di Dio e frutto della relazione amorevole tra noi e Dio. È dono e frutto di un cammino operoso nella carità.
La vita del cristiano è come un parto
Come un parto è la vita dell’uomo, e come di parto in parto il cammino del cristiano, il cammino della vita di ciascuno.
Il tempo presente, che ci è dato di vivere, è carico di vita, è carico della presenza di Dio che manifesta la sua opera talvolta attraverso il segno del silenzio e talora attraverso segni umili, ma evidenti al cuore puro.
Come il tempo dei tre giorni di Gesù nel sepolcro – tempo di pianto e tristezza dei discepoli – così anche alcune fasi e momenti della nostra vita.
Ma Gesù risorge il terzo giorno e i discepoli sono, finalmente, nella gioia, in una gioia che non passa… così anche noi, nei giorni del silenzio di Dio, cioè quando Dio sembra non esserci e non intervenire, siamo come i discepoli del venerdì santo, nella tristezza e nell’afflizione.
Cosa è chiesto a noi, cosa conviene specialmente in questi momenti? Vivere come una donna in attesa, consapevole che, passato il tempo di gestazione, e le doglie del parto, la vita, un uomo nascerà.
Ecco allora che anche noi siamo invitati a sperare ed attendere con fede e carità operosa il tempo di Dio, il tempo della gioia indefettibile.
Sperare ed attendere, come il caro don Mario continuamente ha insegnato e vissuto, non perdendo di vista il Signore e la ricerca della sua volontà.
Altrimenti i rischi che corriamo sono quelli di sprofondare sempre più nella tristezza e di fare il gioco del nemico.
Don Mario, il Gregorio e San Donato
Come mai don Mario, tante volte e in vari modi, diceva raccomandandosi: “Amate San Donato, rispettatelo e fatelo rispettare, amatelo e fatelo amare”.
Se l’orizzonte del nostro sguardo cala, se perdiamo di vista Gesù e la sua Gloria, corriamo il rischio di cadere vittime nelle nostre stesse miserie conseguendo ciascuno i propri disegni e progetti e non quello di Dio, con il rischio di sbagliare strada e seminando divisione, discordia e confusione.
Sperare e saper attendere operosi cercando il Signore sempre.
Siamo dentro un disegno di Dio, viviamo in un luogo che supera le nostre capacità di comprensione.
Ecco cosa dice don Mario del Gregorio, su San Donato nel libro: San Donato a Livizzano attraverso le immagini.
Nella presentazione: “Nel lontano 11 maggio 1958 fu costruito il tabernacolo della Madonna di Lourdes.
Da lì iniziarono segreti e nascosti particolari disegni di Dio su di me.
Più avanti si legge: l’11 maggio 1958 i superiori avevano dato a don Mario il mandato di esorcizzare”.
Si dice ancora: “L’undici maggio 1958 collocammo la statua della Madonna di Lourdes al Gregorio.
Un’impresa non facile.
Ma fu l’inizio di Grazie e di opere che durano ancora”.
Più avanti ancora: “Don Mario ricorda spesso una grazia avuta 4 giorni dopo l’inaugurazione”.
Nel libro: Un prete di campagna, a pagina 29, don Mario così si esprime: “L’11 maggio 1958 portammo in Trionfo la statua della Madonna di Lourdes e la collocammo nel tabernacolo appositamente costruito presso il Gregorio, nel punto esatto fra i confini di Santa Maria a Pulica e San Donato a Livizzano, fra Montelupo Fiorentino e Montespertoli.
La pietra del tabernacolo proviene del Galluzzo, i mattoni da Poggibonsi… …Dall’ 11 maggio per me iniziò il tempo di grazie straordinarie e di tante sofferenze legate le une alle altre.
Grazie e sofferenze per me e anche per tante anime”.
In diversi editoriali del nostro giornalino don Mario ricorda questo tempietto.
In uno dell’ottobre 2006, dopo aver ricordato le tre volte in cui il tabernacolo è stato oltraggiato, afferma sul finire: “…qui San Donato è nato l’11 maggio 1958.
Ricordando il primo centenario dell’apparizione della Madonna a Lourdes e a Santa Bernardetta”.
Tutto ciò si può così sintetizzare:
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“San Donato”, quello nuovo, spirituale, nasce al Gregorio l’11 maggio 1958.
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Questa data da inizio al ministero di esorcista di don Mario con la nomina da parte dei superiori.
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È l’inizio di grazie, sofferenze e prove per don Mario e per tante anime.
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Il tutto vissuto nell’obbedienza al Signore e ai superiori.
Epilogo
Si potrebbe dire che San Donato è cresciuto con Don Mario e don Mario è cresciuto con San Donato.
Il mistero di un luogo benedetto, San Donato, e il mistero di un uomo di Dio, don Mario, si incrociano e si fondono nella tessitura di un disegno di Dio, la cui piena comprensione sfugge a tutti quanti e, solo nella capacità di attendere i tempi di Dio e nella disponibilità a Lui, con sguardo umile, potrà essere colto il graduale dispiegarsi, nel tempo, del progetto di Dio su questo amato colle e su ognuno di noi.
Allora l’atteggiamento giusto sarà quello di saper attendere, con cuore umile, saper sperare con fervida fiducia, come il prete dell’attesa ci ha insegnato.
Grazie Signore, Grazie Mamma Celeste.
Grazie don Mario.
2 risposte a Tabernacolo della Madonna di Lourdes al “Gregorio”