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“Ma come possiamo divenire santi, amici di Dio?

Per essere santi non occorre compiere azioni e opere straordinarie,

né possedere carismi eccezionali.

E’ necessario innanzitutto ascoltare Gesù

e poi seguirlo senza perdersi d’animo di fronte alle difficoltà”.

(Papa Benedetto XVI)

Carissimi,

si è aperto davanti a noi il mese cosiddetto dei defunti.
Si, si è aperto con la festa dei Santi, cioè di coloro che hanno terminato il personale cammino di purificazione per giungere all’incontro definitivo e totale con il Signore.
Finalmente la visione e l’unione perfetta dell’anima col suo Dio.

Chi sono i santi? Fratelli e sorelle che hanno accolto la Parola del Signore e lo hanno seguito fedelmente senza lasciarsi vincere dallo scoraggiamento.

Lo Spirito Santo è l’attore principale di quest’opera.
La terza persona della Santissima Trinità è come il cesello dello scultore, modella e da forma al blocco informe di pietra.
Lo spirito di Dio è il dito di Dio, Colui che porta a compimento il bene che è in noi, Colui che ci configura a Cristo, che incendia i nostri cuori dell’Amore di Dio per Dio e per i fratelli.
È Signore e da’ vita, come si dice nel Credo.
La vita organica e la vita spirituale trovano, ciascuna nella propria dimensione, la loro origine ultima, il loro sostegno e loro senso nello Spirito di Dio.

Tra noi, i santi e i nostri defunti c’è un legame invisibile, una forma di unione, che fa di tutti noi un sol corpo, un solo edificio spirituale, fondati e poggiati sulla pietra fondamentale, che è Cristo, forza e senso di tutte le cose.
Il cemento che tutto tiene e che crea unione e comunione è sempre lo Spirito Santo Amore.
Quindi lo Spirito Santo unisce ogni cosa e tutto fa convergere verso Cristo, senso ultimo di tutte le cose.

Nonostante i nostri peccati, l’Amore di Dio è fuoco che arde e non si consuma e distrugge solo il male in noi, ci purifica dai nostri peccati che, come spazzatura, vengono dissolti dalle fiamme vive del suo Divin Cuore.
Allora anche i nostri fratelli defunti, che ancora non hanno concluso il cammino di purificazione, vivono nella Speranza certa che saranno uniti per sempre con lo Sposo Dio.

Quante volte pensando ai nostri cari defunti abbiamo riflettuto sul mistero della morte e dell’incontro con Dio?
Questo mese ci da occasione di pregare per i nostri cari morti e per meditare sulla nostra vita nella sua caducità.
Noi cristiani dovremmo non aver paura della morte, come tanti santi ci insegnano.
E non solo, ma addirittura far festa quando questa arriva al momento opportuno.

Come non ricordare, allora, San Francesco d’Assisi, il quale, nel Cantico delle Creature, chiama la morte, sorella morte.
Forse molti di noi ancora non riusciamo ad avere una fede così grande per riconoscere nell’esperienza della morte la sorella che ci dà l’opportunità di incontrare faccia a faccia Colui che è il tutto della nostra vita e della nostra eternità.

Chiediamo la grazia, con l’aiuto dei nostri fratelli che sono nella gloria e con le anime sante del purgatorio, di poter crescere nell’intimità con Dio così che le virtù teologali di fede, speranza e carità, possano svilupparsi e sostenerci nel cammino della nostra realizzazione in Cristo.

Buon mese di novembre. In unione di preghiera,

il vostro

Sac. Cristian Meriggi

Una risposta a Editoriale: novembre 2017